PROTAGONISTI:
- Zarato russo: zar Fëdor I Rjurikovič, zar Boris I Godunov, zar Fëdor II Godunov, zarevič Dmitrij.
- Confederazione polacco–lituana: Falso Dmitrij I, Sigismondo III Vasa di Polonia, Marina Mniszchówna “Mniszech”.
GLI ULTIMI RJURIKIDI E BORIS GODUNOV:
1591: nel monastero di Uglič, a nord di Mosca, Dmitrij, il più giovane figlio del defunto zar Ivan IV detto “il Terribile”, fu ritrovato morto. Secondo le notizie dell’epoca, Dmitrij stava giocando con altri bambini a svajka, un gioco russo che prevede il lancio dei coltelli per terra, quando fu colpito da un attacco epilettico che l’avrebbe fatto cadere sulle punte dei coltelli. Il processo che ne seguì condusse centinaia di testimoni davanti ai giudici di Mosca. Ma già nelle case dei contadini si parlava di omicidio, e del probabile responsabile: il boiardo Boris Godunov, padre della moglie dell’allora zar Fëdor I, fratello mentalmente invalido dello zarevič assassinato e sovrano senza eredi. Godunov era a capo della reggenza che governava la Russia al posto dello Zar, più concentrato a suonare le campane delle chiese del Cremlino. Con morte di Dmitrij e, nel 1598, con quella di Fëdor, rimasto senza eredi, si estinse la dinastia dei Rjurikidi che, in varie forme, aveva governato gli Stati russi ben prima della cristianizzazione della Russia.
Già nella reggenza, Boris aveva proseguito le politiche commerciali di Ivan IV, il quale era riuscito ad aprire il porto di Arcangelo ai mercanti inglesi, e a recuperare alcuni insediamenti al confine col Regno svedese. In politica interna, proseguì la colonizzazione della Siberia. Al suo fianco ebbe sempre l’appoggio del figlio Fëdor. Inoltre, Boris emanò una legge che impediva il trasferimento dei servi da un padrone all’altro, decisione che portò a un rafforzamento della servitù della gleba. Alla morte dell’ultimo Rjurikide, con l’appoggio del Patriarca moscovita e di altri boiardi, Boris riuscì a farsi riconoscere il titolo di zar e fu incoronato nella Cattedrale della Dormizione di Mosca. Divenuto zar, Boris invitò molti studiosi dall’Europa occidentale, e permise la costruzione delle prime chiese non ortodosse in Russia.
LA CARESTIA E IL “RITORNO” DI DMITRIJ:
Nei primi anni di regno, Boris riuscì a guadagnare la fiducia del popolo e il favore dei boiardi. Ma quando nel 1601 ebbe inizio una carestia, dovuta alle abbondanti piogge che lievitarono il prezzo del pane di cento volte, il popolo cominciò a credere in una punizione divina mandata da Dio contro lo zaricida. Le condizioni di salute di Boris peggiorarono, e si aggravarono ancora di più quando gli giunse voce che Dmitrij era “tornato dai morti”. O meglio, che a morire a Uglič anni prima non era stato lo zarevič, ma un altro Dmitrij. Il vero Dmitrij era riuscito a sfuggire, si era fatto monaco e aveva trovato rifugio presso il re di Polonia Sigismondo III. Il risorto principe si era convertito al Cattolicesimo ed era in procinto di sposarsi con una nobile polacca e reclamare il trono. Boris inviò subito dei messi alla ricerca di informazioni su questo pretendente, dimostrando la sua falsità, e inviò il resoconto a Sigismondo, il quale lo ignorò. Anzi, dichiarò guerra alla Russia per porre Dmitrij sul trono di Russia.
Nei primi mesi del 1605, Dmitrij prese in moglie l’ambiziosa Marina Mniszchówna, figlia di un magnate polacco a cui Dmitrij promise il dominio su alcuni territori russi al confine con la Confederazione. Si diresse, dunque, verso Mosca, dove incontrò, segretamente e a pochi chilometri da Mosca, la madre del Dmitrij ucciso a Uglič. Quando Boris la interrogò la donna pochi giorni dopo, essa negò l’incontro. Intanto nella capitale la situazione precipitò: i contadini assediavano il Cremlino guidati dalla fame, e Boris morì d’attacco cardiaco nell’aprile 1605. Gli succedette il figlio Fëdor II, che regnò pochi mesi prima di perire in una congiura dei boiardi assieme alla madre e alla moglie. Dmitrij, allora, entrò a Mosca e fu riconosciuto ufficialmente dalla sua presunta madre. Incoronato zar, Dmitrij regnò un solo anno, quanto bastò a renderlo inviso alla popolazione e a molti nobili. Lui e Marina si rifiutarono di convertirsi all’ortodossia russa ed esiliarono in Siberia molti nobili. Altri, invece, caduti in disgrazia o costretti a prendere i voti durante lo zarato di Boris furono richiamati indietro. Fra questi il monaco Filarete, nato Fëdor Romanov, nipote di Anastasija, la prima e la più amata moglie di Ivan IV. Nel maggio 1606, i boiardi moscoviti penetrarono nel Cremlino, fecero a pezzi Dmitrij, ne esibirono il cadavere nella Piazza rossa e bruciarono i resti. Marina, al contrario, riuscì a sfuggire. La Russia era nel caos.
BIBLIOGRAFIA:
- ARTËMOV Vladislav Vladimirovič, Velikie Imena Rossii, OlmaMediaGrupp, Mosca, 2015;
- BUDZIŁŁO Józef, Diario del Periodo dei torbidi 1603-1613, la prima parte reperibile sul sito http://www.vostlit.info/Texts/rus11/Budilo/text1.phtml?id=205, URL consultato in data 16-18 luglio 2021;
- KUZ’MIN Apollon Grigor’evič, Načalo smutnogo vremeni, https://www.portal-slovo.ru/history/35310.php; URL consultato in data 16 luglio 2021;
- Enciclopedia Vita meravigliosa – volume V, Edizioni M. Confalonieri, Milano, 1960;